Giorgione (Giorgio Gasparini, Castelfranco Veneto 1478 - Venezia 1511)



Cristo portacroce (1507 circa)
Olio su tela, 70x100 cm
Scuola Grande di San Rocco, Venezia

La tela venne probabilmente realizzata per un privato committente che ben presto dovette farne dono alla chiesa di San Rocco. Numerose testimonianze riferiscono del culto di cui ben presto fu oggetto il dipinto a cui venivano attribuiti poteri miracolosi, tanto che per esso si dovette costruire un altare successivamente ricostruito in epoca seicentesca. L'attribuzione di questo dipinto risulta a tutt'oggi in dubbio tra Giorgione e Tiziano e lo stesso Giorgio Vasari nelle biografie dei due artisti lo riferisce ad entrambi, ma tuttavia il maestro di Castelfranco sembra raccogliere i maggiori consensi della critica. La sua datazione dovrebbe porsi sul finire del primo decennio del Cinquecento per il tono piĆ¹ caldo e rosseggiante degli incarnati legato alla sua ultima produzione. L'opera rielabora principalmente due modelli dello stesso soggetto, il primo dovuto a un'invenzione belliniana di cui si conoscono diverse repliche e il secondo da un disegno di Leonardo con la sola testa di Cristo, conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Da quest'ultimo egli trae il motivo della testa di Cristo che ruota verso l'osservatore incrociandone lo sguardo. In questo modo egli sembra invitarci a seguire il suo esempio alla luce delle parole da lui pronunciate "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mc 8, 34). A Leonardo sembra rimandare inoltre la figura dello sgherro che gli sta di fronte per l'accentuata caratterizzazione fisionomica il cui volto arcigno si contrappone a quello mite di Cristo.



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